Quella al nostro portiere Elena Donatelli si è rivelata di
certo l'intervista più complicata della mia breve carriera di intervistatore. Analitica,
raziocinante, ma anche solare e disponibile, Elena Donatelli è riuscita a
ipnotizzarmi con una parlantina che è diventata a tratti quasi inarrestabile.
Molti gli argomenti (dai suoi animali, presi a coppie come Noé quando
predispose la famosa arca, al suo primo colloquio di lavoro, nel quale si narra
che fu "assunta a patto che tacesse"). Elena è meticolosa e precisa,
la sua cura maniacale dei dettagli è probabilmente il motivo grazie al quale,
in soli tre anni, è riuscita a consolidarsi come uno dei portieri più
promettenti del panorama veronese. È
un piacere vederla pretendere (e ottenere) lunghe e circostanziate spiegazioni
da Pietro sulla corretta posizione da tenere in questa o in quella situazione
di gioco. Elena è esigente, e non manca di mostrarsi tale anche durante
l'intervista, quando spazientita mi chiede: "ma allora? quando arrivano le
domande piccanti? Che tristezza, qua mi chiedi solo di scuola e lavoro, di
lavoro e scuola!". Quando poi le domande piccanti arrivano, mi vieta di
scriverle. È dura
la vita del giornalista. Ad un certo punto interviene anche Mister Ragno, con
la raffinatezza che lo contraddistingue (e col pelo del petto che spunta dalla
tuta mezza aperta): "qual è la tua posizione preferita?" Elena non si
fa intimorire dai doppi sensi, accoglie subito il suggerimento del pubblico
parlante e risponde con un sorrisetto: "a croce!".
Si fa tardi, e il padrone della pizzeria ci mette alla
porta, intervistatore, intervistata e pubblico si trasferiscono tutti a casa di
Mister Ragno. E a quel punto apriti cielo! Elena seria rimane alla porta, e a
sedersi al tavolo di casa Ragno si presenta Elena in versione "ho visto
cose che voi umani non potreste neppure immaginare". Ma questa è un'altra
storia...
1) Ripercorriamo
assieme i tuoi primi passi nel mondo del calcetto
Ho iniziato da poco, tre anni fa. Ad essere sincera, prima
di allora non sapevo nemmeno cosa fosse un pallone. Il mio primo contatto è
avvenuto in maniera del tutto casuale, una sera, in una piazzola di cemento sul
Saval, quando il mio ex ragazzo tirò fuori una palla e si mise a farmi qualche
tiro. Lui, che nella sua squadra giocava nel ruolo di portiere, si accorse
subito che non ero affatto male, così mi presentò a un suo amico che faceva
l'allenatore di una squadra femminile di Avesa partecipante al torneo NOI. Sono
stata presa lì come secondo portiere. Abituata com'ero a fare sport da una vita
non mi ci è voluto molto a imparare le movenze, e così ho iniziato a scalare le
gerarchie. Piano piano mi sono ritrovata, con l'altra ragazza che giocava in
porta, a fare un tempo a testa.
L'anno successivo sono approdata all'Alpo 04, dove sono
rimasta per una stagione sdoppiandomi tra campionato NOI, in cui ero titolare, e FIGC,
in cui invece ero riserva. Ma non percepivo la cosa come un problema, il mio
obiettivo era semplicemente allenarmi al meglio per migliorare il più
possibile, anche senza la pretesa della titolarità. Nella stagione successiva,
le ragazze che costituivano il gruppo storico dell'Alpo 04 si sono unite a
quelle dell'Audace e anch'io mi sono trasferita lì nell'ambito di quella specie
di fusione. Un'avventura breve: il Mister della squadra non mi vedeva molto, mi
ha concesso veramente pochissimo spazio. C'era stata addirittura un'occasione
in cui aveva mandato in campo una mia compagna ancora convalescente anziché
concedere una chance a me. Quella volta capì che non avrei mai trovato spazio e
che era arrivato il momento di cambiare aria.
2) E così sei
finita all'Hellas...
Esattamente, è stato tutto merito di Stefano. Durante la
scorsa estate avevo partecipato a un torneo estivo con alcune ragazze
dell'Areasport, e poi ero andata a fare qualche allenamento con loro durante la
stagione. Da cosa nasce cosa, e così mi sono ritrovata ad accettare la proposta
di Stefano di partecipare al progetto Hellas.
3) All'Hellas sei
seguita da Pietro Gisaldi, che è anche portiere della squadra maschile, ma
prima di questa stagione eri mai stata allenata da un vero e proprio allenatore
dei portieri?
Sì, all'Alpo 04, durante la prima annata in FIGC, ero
allenata da Antonio Rindone. Lui mi ha tirata su tantissimo. Mi ha insegnato a
scendere a croce nelle parate. Era estremamente meticoloso, mi faceva ripetere
gli esercizi all'infinito, fino a che non venivano alla perfezione. In caso di
errore andavo di piegamenti o addominali. Ma devo ammettere che mi divertivo un
sacco. È una mia
caratteristica distintiva: più mi martellano e più mi diverto. Anche con Pietro
mi sto trovando molto bene, lui propone una tipologia di allenamento che a me
piace, con esercizi mirati. A dire la verità trovo che inizialmente ci andasse
troppo leggero con me, evidentemente non mi conosceva ancora e aveva paura che
non reggessi carichi di lavoro troppo intensi. Lo stresso tutt'ora affinché mi
aumenti l'intensità degli esercizi.
4) Che sport praticavi prima di
iniziare col calcetto?
Ho fatto 15 anni di atletica leggera e mi chiamavano
"manico di scopa" perché ero rigidissima. Ho cominciato all'età di
quattro anni. Facevo 6 allenamenti a settimana. Fino alla pre-adolescenza ero
il jolly della squadra, perché fisicamente ero portata sia per le gare veloci
che per le gare lunghe. L'atletica è costituita da discipline cui si partecipa
individualmente, ognuna di queste però porta un determinato punteggio alla
squadra in base al risultato e alla tipologia della disciplina. Sommando i
punteggi ottenuti da ciascun membro della squadra si ottiene il punteggio che
fa classifica. Dal momento che alcune discipline come il salto in alto pagavano
di più in termini di punteggio (la mia specialità era il mezzofondo) l'allenatore
mi faceva partecipare un po' a tutte le gare. Con la mia squadra abbiamo preso
parte anche al campionato nazionale nella staffetta 4x400. A livello nazionale
ho vinto i 3000 m, in una competizione a Rimini. Siamo stati via tre giorni, era
fine agosto, ho corso a mezzanotte anziché alle dieci perché il caldo era
eccessivo. Il mio allenatore stava seguendo le altre gare più corte, così mi
sono ritrovata a dover gareggiare su un percorso lungo come i 3000 m senza
punti di riferimento (anche se in effetti sono sempre stata parecchio
autodidatta a livello di atletica), così avevo impostato l'orologio affinché
battesse il ritmo in modo tale da superare il mio record personale. Appena
partiti mi sono accorta che ero stra-in-anticipo rispetto all'orologio, allora
ho rallentato per paura di non riuscire a tenere fino alla fine. Mi sono
ritrovata così a metà gara a essere in ritardo, dal nervoso ho scagliato via
l'orologio, ho puntato una mia avversaria che era in testa e ho cominciato
piano piano a recuperarla. L'ho presa negli ultimi 300 m, ho tirato la volata
finale fino alla vittoria. Alla fine mi sono accorta di aver fatto 10 secondi
sotto al personale e così ho vinto i nazionali. La mattina dopo mi sono cuccata
gli 800 e i 200 m, e durante l'ultimo giorno ho fatto la 4x400, ero morta!
5) Come mai hai
mollato l'atletica?
È
stato per via dell'università. Nel momento in cui ho iniziato la triennale a
Trento non sono più riuscita a mantenere un impegno così dispendioso. Facevo la
pendolare, tornavo a casa molto tardi, e poi con lo studio mancava proprio il
tempo. Recuperavo un po' d'estate, ma avendo perso tutta la preparazione
invernale non riuscivo più a fare grandi cose.
6) Però so che so che non hai rinunciato
del tutto a correre...
Sì, col mio gruppo organizziamo le staffette, una all'anno
più o meno. Stabiliamo una meta e un percorso e partiamo a piedi da Lazise,
generalmente nel fine settimana, al giovedì o al venerdì, dipende da dove
dobbiamo arrivare. Questa primavera abbiamo raggiunto Assisi. La staffetta
funziona così: un corridore intraprende il tragitto con due-tre ciclisti in
appoggio con le borracce. Questi vengono accompagnati da un furgone incaricato
di trasportare il cibo verso il punto ristoro e da altri due pulmini con dentro
il vestiario per cambiarci. La staffetta verso Assisi si è svolta solo durante
il giorno (alle sette si interrompeva la corsa, si raggiungeva l'albergo e si
ripartiva la mattina dopo) mentre in quella verso Rosenheim, in Germania, abbiamo
corso anche di notte. Generalmente ci si fa qualcosa come due tappe al giorno,
dipende da quanti corridori ci sono. Arrivare in fondo è un'autentica
soddisfazione. Molte volte ci raggiungono i parenti che si posizionano
all'arrivo dandoci l'impressione che ad accoglierci ci sia una folla di gente.
Ad Assisi un sacco di turisti si sono uniti ai nostri cari aspettandoci
all'arrivo, una scena divertente. Dal punto di vista organizzativo il lavoro è
bello tosto, il nostro gruppo manda qualcuno in macchina lungo il percorso per
stabilire dove collocare i cambi (solitamente si scelgono posti spaziosi) e i
punti di ristoro. Per le prossime staffette vorrei come destinazione la Francia.
7) Nella tua vita al
di fuori del calcetto sei una studentessa?
Sì, ma contemporaneamente lavoro. Ho conseguito la laurea
triennale in Economia a Trento, ora ho quasi concluso la magistrale in Banca e
Finanza qui a Verona, mi manca solo la tesi. Adoro da sempre le materie
scientifiche, soprattutto la matematica, amo la sua razionalità, il fatto che
applicando il giusto metodo il risultato corretto arriva necessariamente. Comunque
non sono assolutamente una secchiona, nonostante alle lezioni sia una di quelle
che amano intervenire un sacco. Mi piace studiare, ma manca sempre qualcosa,
forse è il fatto che mi riduco sempre all'ultimo secondo. Per quanto riguarda
il lavoro, invece, sono impiegata in una ditta di trasporti a Oppeano. Quando
si tratta di rompere le p***e ai fornitori nessuno mi batte!
8) Durante il liceo però stavi per
intraprendere una strada del tutto diversa...
La mia famiglia mi ha da sempre educata al rispetto per le
forze dell'ordine. Mio papà era alpino e mio nonno carabiniere. Probabilmente
per questo in quinta superiore ho provato l'esame per entrare nel corpo dei
carabinieri. È
stato un parto! Più di cinquantamila persone per cinquanta posti. La prima
tappa è stata un test di cultura generale a Roma, mille persone alla volta. La
seconda prevedeva un test atletico che ho superato facilmente. Il terzo step si
costituiva invece di un esame psico-attitudinale. A bloccarmi è stato il tema
d'italiano. Il titolo era "La perdita dei valori etico-morali nei giovani
d'oggi". Un argomento che poteva essere sviluppato muovendo da diversi
punti di vista. Cinque ore di tempo. Al termine di quella prova ci sarebbe
stato un esame orale di storia, letteratura, geografia e così via, e poi uno
stage di qualche mese. Chissà dove sarei ora se avessi passato quell'esame...
9) So che ti alleni
anche in una squadra di calcio a 7 come ti trovi?
Lo scorso anno i ragazzi della squadra mi hanno convinta a
partecipare a un allenamento e da allora ogni martedì mi metto a disposizione
loro. Li ho seguiti anche in un torneo a Milano, in maggio. Non è andata malissimo,
anche se ho fatto parecchi errori. Non conoscevo molto la porta a sette. Al di
là di questo, amo molto di più il calcetto, quella del calcio a 7 è più che
altro una parentesi.
10) Che differenza
c'è tra parare a 5 e parare a 7?
Lo stile e le situazioni sono totalmente diverse. La porta
è enorme e la palla rimbalza così tanto rispetto a quella da calcetto che
spesso finisce per scavalcarmi. A 7 non posso stare molto fuori dai pali mentre
a 5 Pietro mi invita spesso a farlo. Diciamo che a 5 è più una questione di
senso della posizione, a 7 è una questione di agilità nei tuffi tra i pali.
11) Cosa ti ha spinto
a scegliere di giocare in porta?
Prima di tutto è fondamentale sottolineare che ho i piedi
quadrati, quindi, nel mio particolare caso, volendo giocare a calcetto l'unica
possibilità era la porta! In realtà la questione è più complessa: per anni e
anni ho praticato uno sport individuale, tuttora faccio fatica a calarmi
nell'ottica di squadra, il portiere è un ruolo solitario, individualista, forse
con maggiori responsabilità degli altri. Tutti dicono che bisogna essere dei
pazzi per stare in porta e infatti è così, se non prendo una pallonata sul naso
ad ogni allenamento non sto bene. Quello del portiere è un mestiere ingrato,
sempre esposto alle critiche di tutti, però vuoi mettere la soddisfazione di
fare una parata decisiva?? È
come fare un gol davanti!
12) La parata più
bella che hai fatto nella tua vita?
La parata più bella l'ho fatta nella mia seconda partita
in FIGC, con l'Alpo 04. Nella partita precedente non avevo preso nulla, in
questa invece sono stata insuperabile, in una parata che ricordo
particolarmente sono andata giù in scivolata su un tiro a fil di palo e ho
fermato la palla sulla linea con il piede.
13) Qual è il
difetto che vorresti migliorare tra i pali?
Non te lo dico altrimenti le avversarie lo leggono e io
sono finita!
14) Sei un'amante degli
animali. Parlami di quelli che possiedi.
Ho un coniglio nano che si chiama Alex (perché è
bianconero). Ne avevo anche un altro che...beh...era un maschietto ma...ehm...si
chiamava Margherita! Quando è arrivato ci avevano detto che era una femmina e
noi lo abbiamo chiamato così, quando ci siamo resi conto dell'errore ormai era
troppo tardi per cambiargli nome e così gli abbiamo lasciato quello. Inoltre
era tutto bianco eccetto che per gli occhi, sui quali aveva due macchie nere, sembrava
fosse stato truccato...povero Margherita! Lui pensava di essere più un cane che
un coniglio, mi seguiva ovunque, su e giù di corsa dai tre piani di scale di
casa nostra e lui dietro a inseguirmi.
Oltre al coniglio ho due cani, due gatti e due tartarughe.
Puma è il nome del pastore tedesco, è educatissima! Quando fuori piove, prima
di entrare, si ferma in fondo alle scale, tira su la zampa e aspetta che le venga
asciugata, finito con una poi tira su le altre. Quando è a posto sale, si
appoggia alla maniglia e si apre la porta da sola. Spit è l'altro cane, lui
divora senza ritegno tutto quello che trova (sorpresine Kinder, palloni, pezzi
di carta e così via). Luna e Lilly sono i due gatti. Le due tartarughe invece
si chiamano Freccia e Jean-Bob, come i personaggi de "L'Incantesimo del
Lago". Convivono pacificamente tutti assieme senza problemi, anzi, la
gatta dorme con me ogni sera assieme al cane, lei sotto alle coperte e lui
sopra. A casa nostra abbiamo sempre avuto animali, abitiamo a Caprino, quindi
abbiamo anche lo spazio per tenerli. Mia sorella poi è appena diventata
veterinario.
15) So che il
"Viandante sul mare di nebbia" è il tuo quadro preferito, cosa evoca
dentro di te? Cosa ti attira di quel quadro?
Mi affascina il modo in cui esprime il concetto di
infinito. Quando a casa ho dei pensieri sono solita uscire sul balcone e perdermi
guardando il panorama. Casa mia è piuttosto in alto, si vedono tutto il paese e
il Lago, fino a Rivoli. Mi piace mettermi lì e abbandonarmi osservando il
panorama circostante. Penso ai miei problemi, poi piano piano lo sguardo si
concentra sui particolari (le nuvole che passano, la signora anziana che sbatte
i panni e così via), mano a mano i pensieri se ne vanno e comprendo che la vita
va avanti lo stesso, e che i problemi vengono a ridimensionarsi in quanto
piccola parte dello scorrere dell'esistenza.
16) Parlami di una tua passione
particolare
Io adoro i puzzle, fin da piccola, quando con mia sorella ne
completavamo cinque o sei contemporaneamente mischiando tutti i pezzi. Ii miei
preferiti sono quelli da 5000 pezzi, dopo averli fatti generalmente li
appendiamo. L'ultimo che ho completato raffigura la rappresentazione di una
carta del mondo antico, estremamente difficile. Poi di recente ho completato anche
una riproduzione delle "Vedute di Roma antica" di Giovanni Paolo
Pannini e una dell'affresco della Cappella Sistina che immortala la creazione
di Adamo.
17) Che musica
ascolti?
Quando sono ispirata ascolto gli ACDC o i Pink Floyd.
Oppure, mentre scrivo la tesi, arrivo anche a mettere su musica celtica o
musica lirica, ma non conosco neanche un titolo, sono negatissima per i nomi.
Più in generale si può dire che ascolto musica da vecchi! Celentano, Morandi,
Battisti, Battiato, Dalla...sono vecchia anche come testa e come mentalità,
sono nata nell'epoca sbagliata, volevo nascere trent'anni prima. Sono vecchia
nel modo di fare, nel modo di vestire, di vedere la vita, ad esempio niente
sesso prima del matrimonio...
E a questo punto basta un'occhiata fugace tra me e Mister
Ragno, il pensiero è lo stesso: "niente sesso prima del
matrimonio???" Non vorremmo essere nei panni del prossimo moroso di Elena,
per lui si preannunceranno privazioni e tempi duri...
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